"_ a luci spente _" - pittura materica - sabbie, sassi, resine, acrilico, su tela

“a luci spente” | pittura materica | 80×120

Tecnica: pittura materica di sabbie, sassi, resine, acrilico, su tela | Dimensione: 80×120 cm | Serie: “_ a luci spente _” tela 02

 

Davanti alla legge

Davanti alla Legge sta un usciere.

A lui si rivolge un campagnolo e chiede di entrare nella Legge.

Ma l’usciere dice che per il momento non gli può consentire l’accesso.

L’uomo riflette,poi si chiede se potrà entrare più tardi.

“Forse” dice l’usciere,”ma non ora”.

L’usciere si fa da parte; poiché la porta della Legge è sempre aperta. L’uomo si china,per guardare dentro.

Il guardiano lo osserva e ride.

“Se ti attira tanto”, dice “cerca d’entrare nonostante il mio divieto.Ma sta attento: io sono forte,e sono

soltanto l’ultimo degli uscieri. Ogni sala ha il suo usciere, uno più forte dell’altro.

Neppure io sono capace di reggere alla vista del terzo”.

Il campagnolo non s’aspettava simili difficoltà: la Legge deve essere accessibile a tutti, in qualsiasi

momento; ma guardando meglio l’usciere, nella sua pelliccia, col suo gran naso aguzzo, la lunga nera

barba affilata da tartaro, si convince che è meglio aspettare, fino a quando non avrà il permesso di ingresso.

L’usciere gli offre uno sgabello e lo fa sedere vicino alla porta.

Lì quello siede, giorni e anni.

Compie parecchi tentativi per essere ammesso all’interno, stanca l’usciere con le sue preghiere.

L’usciere lo sottopone a volte a piccoli interrogatori, gli chiede del suo paese e di molte altre cose, ma

sono domande indifferenti, come usano fare i gran signori: alla fine gli ripete che non  può ancora farlo entrare.

L’uomo, che per il viaggio si era provvisto d’un gran corredo, ricorre a tutto, non importa se sono cose di

valore, per corrompere l’usciere.

Quello non respinge i doni, ma dice: ”Accetto solo perché tu non creda di aver lasciato qualcosa di intentato”.

Per anni e anni l’uomo non cessa di osservare l’usciere.

Dimentica gli altri uscieri, il primo gli sembra l’unico ostacolo per l’ingresso nella Legge.

I primi anni maledice a voce alta, senza riguardo, la sua mala sorte. Più tardi, da vecchio, si contenta di brontolare tra sé.

Diventa come un bambino, e siccome, grazie allo studio per tanti anni condotto sull’usciere ha finito per

 conoscere anche le pulci della pelliccia di quello, prega le pulci di aiutarlo a fare cambiare idea all’usciere.

Infine la sua vista si indebolisce ed egli non sa più se è la luce che manca o se lo ingannano gli occhi.

Nell’oscurità, tuttavia, ora distingue il fulgore che erompe dalla porta della Legge.

Non ha più molto da vivere.

Prima della morte, tutte le vicende degli ultimi tempi, concentrate nella sua testa, si traducono in una

domanda che ancora non ha rivolto all’usciere. Fa un cenno all’uomo, perché non può più raddrizzare il suo corpo irrigidito.

L’usciere deve piegarsi su di lui, la differenza di statura si è ora modificata,a grande svantaggio del campagnolo.

“Che cosa vuoi sapere ancora?” chiede l’usciere. “Sei insaziabile”.

“Se tutti aspirano alla Legge” dice l’uomo, “Come mai in tanti anni, nessuno, oltre me, ha chiesto di entrare?”.

Il guardiano capisce che l’uomo è agli estremi e per farsi intendere ruggisce contro il suo orecchio ormai chiuso:

“Qui nessuno poteva entrare,la porta era destinata solo a te.

Ora me ne vado e la chiudo”.

Franz Kafka